Lumen
ENNIO LUDOVICO CHIGGIO

Testo critico: Massimiliano Sabbion

06 maggio 2017 - 15 giugno 2017
Viaggio 9

La storia di Ennio Ludovico Chiggio è disseminata di percorsi poliedrici fatti ricerca e non è possibile inquadrare la figura dell'autore sotto una sola voce se non quella di “artista”.

Un cammino, dotato di "valigia dei sogni", "una scatola duchampiana dove si condensa l’opera di una vita, una valigetta compatta con scomparti, tasche e cerniere che si aprono per lasciare trasparire ingegnose riproduzioni di forme, colori, quadri, oggetti, disegni, testi ludici…" 1

Un viaggio che comincia nel 1958 insieme ai giovani artisti padovani con i quali si darà l'avvio al Gruppo Enne composto da Alberto Biasi, Toni Costa, Edoardo Landi e Manfredo Massironi e proseguito poi, dopo lo scioglimento del collettivo, con la sua carriera di critico, curatore d’arte, designer, grafico, maestro, pubblicitario e saggista, passando per l'interesse per la poesia visiva, il concretismo fotografico e la musica elettronica fino a tematiche didattiche dove l'informazione culturale diventa un momento di conoscenza collettiva e di consapevolezza sociale. 2

Dalla fonologia musicale NPS alle Alternanze Bianco Rosso con macchine ottiche ludiche le sperimentazioni di ricerca di Ennio Ludovico Chiggio continuano in un viaggio che non ha fine, pronto sempre alla trasformazione e a nuovi traguardi.

I pensieri che si accavallano, continuano in un autore mai banale e convenzionale, anzi, a tratti davvero unico, ludico! 3

Dalle superfici mobili, alla tempera su carta, alle fustelle su cartoncino, alle serigrafie, all’alternanza geometrica di campi bianchi e rossi, tutto ad appannaggio di chi guarda, tutto si conduce poi allo sguardo dell'unico fruitore chiamato in causa, lo spettatore, che finisce per meditare sull'instabilità visiva di ciò che è percepito.

L'arte di Ennio Ludovico Chiggio è un gioco, sì, un gioco di forme, di colori, di zone in ombra e altre in luce, dove si indaga lo spazio visivo, dove la luminosità è la responsabile dell'interpretazione della visione poiché è la luce che indaga negli spazi e nelle animazioni cinetiche ed optical che hanno da sempre accompagnato l'artista.

Lumen, il titolo dell'ultima esposizione dell'artista, deriva direttamente da "lumen", l'unità di misura del flusso luminoso.

Lumen, perché il rilevamento dell’emissione visibile di fatto è il responsabile del meccanismo della visione delle opere esposte, dove alla curva di sensibilità dell'occhio e alla radiazione luminosa è affidata la percepibilità meccanica ed emozionale. 4

Il mondo muta, le immagini cambiano, il contemporaneo vissuto ora diventa già passato storico, la "velocità della luce" è il simbolo del cambiamento costante, ciò che si "vede" non è più ciò che si "guarda", tra meccanismo fisico e sentore psichico interiorizzato l'occhio umano viene bombardato di continue suggestioni, all'artista il compito di bloccarle attraverso i mezzi che ne decodificano l'apparenza.

La focalizzazione sulle ultime produzioni di Ennio Ludovico Chiggio passa in rassegna l'indagine condotta dall'artista fino ad ora: dal sincretismo ottico al meccanismo optical, dal cinetismo alla scultura mobile e manipolabile. L'esplosione di questa osservazione si ritrova nei supporti utilizzati: acrilici su tavola, strutture in legno, lastre di plexiglas, sostegno per un percorso compiuto e mai interrotto tra il proseguo con il passato ormai storicizzato e un continuum col presente.

Configurazioni geometriche virtuali, luminosità e apparenze tridimensionali, studi scientifici e giochi di e in movimento sono potenziate dal cromatismo bicromo scelto.

“Dissezione”, “Polvere di Cantor”, “Aeromach Platonica” sono alcuni dei titoli che identificano il percorso compiuto dall’artista negli ultimi anni tra riprese di progetti e creazioni che portano a spingere l’artista in direzione di una progettualità improntata su sistemi modulari e sulla comunicazione attraverso le immagini: “Progettare è la condizione in cui possiamo proporre delle intenzioni e mediante la quale tentare di organizzare delle risposte. Progettare nel senso di non ipotizzare immediatamente la produzione di oggetti con precise connotazioni formali ma nel senso della ricerca, della sperimentazione, dell'elaborazione di proposte.

Operare per immagini vuol dire comunicare dei contenuti specifici che non sarebbe possibile comunicare con moltissime parole in tutto il loro contenuto informativo.” 5

La fenomenologia della percezione si accorda con i contrasti proposti, le cromie differenti e il dato strutturale finiscono per modificare la visione che risulta così sempre stimolata e in divenire.

La figura in movimento nello spazio ha assonanze di corrispondenza legate ad un ordine numerico e qualitativo: ciò che appare non è e ciò che è non appare.

Lo spettatore, il vero consumatore dell'opera visiva, ne rimane affascinato e coinvolto dopo una lunga osservazione passando dalla contemplazione ad una attiva ricezione sensoriale: i fenomeni di dinamismo ottico, per mezzo del colloquio percettivo, arrivano all'alterazione a livello mentale e spirituale, il gioco si innesca sia dal punto di vista emotivo sia dal punto di vista sensoriale.

Un'immagine, una forma, un colore smuove i sensi, induce a percepire l'oggetto come opera dalla quale scaturiscono altre sensazioni, altre immagini, altri sensi.

La visione dinamica si traduce con un godimento dell'opera completamente nuovo toccando sensi diversificati, l'approccio si fa mentale all'inizio, fino ad arrivare al contatto comportamentistico: una scultura mobile di Ennio Ludovico Chiggio si assapora con gli occhi, si tocca con l'anima, si accarezza con le mani, si muove, si fa luce e la luce fa vedere, assaporare, toccare e accarezzare.

L'opera finale si rende autonoma, è creata dall'artista e data al pubblico che, in maniera istintiva, la rende propria, le azioni nascono e si trasformano: è un fenomeno che si tramuta da naturale a meccanico, ma non è più l'atto iniziale visto poiché ora è piuttosto il rimando di un'azione che si fa istinto.


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